Calcio e Covid a stretto contatto

Calcio e Covid a stretto contatto

È stato un anno particolare. 365 giorni difficili da digerire, in cui abbiamo imparato a digerire bocconi amarissimi ogni giorno, notizia su notizia, telegiornale dopo telegiornale. Al gong finale, cerchiamo di analizzare due fattori paralleli ma per forza di cose uniti: calcio e Covid.

La macchina che ha ripreso a lavorare e proiettare il tanto amato pallone sui campi da calcio, ha trasmesso un film non privo di difetti. Un lavoro poco dettagliato e forse volutamente o costrettamente lasciato un po’ alla rinfusa.
È febbraio, il Covid ha già permeato abbondantemente le nostre menti e l’argomento si diffonde sempre di più. Mentre il Napoli è di scena a Brescia in quella che sarà l’ultima trasferta per i tifosi partenopei. Una città molto vicina a quella in cui, più tardi, abbiamo imparato cosa vuol dire il dolore. Bergamo e le bare trasportate dai soldati rappresentano un silenzio rumorosissimo.

Si capisce ben presto che il calcio, lo sport più amato da tutti noi, non può continuare come nulla fosse. È il gioco del popolo, e senza la gente ad occupare i settori si parla semplicemente di mero spettacolo televisivo. Un affare tra Serie A e Diritti TV, nient’altro. Tutto prosegue però, persino la Champions e l‘Europa League, nonostante il Covid, avanzano incontrastate nel tacere più assoluto della Uefa. Mentre il mondo lì fuori è in subbuglio il messaggio sembra chiaro: a calcio si deve giocare.

calcio e covid

La sera del 9 marzo 2020, però, arriva la svolta. E’ il giorno in cui il Presidente del Consiglio annuncia in diretta nazionale la chiusura totale del paese. Così facendo mette sulla bocca degli italiani la parola forse più usata di questo anno disastroso: lockdown.
Le notizie si susseguono ora dopo ora, l’inquietudine avanza, e i dubbi di appassionati e addetti ai lavori diventano sempre più insistenti.
Anche il calcio, l’impresa più grande che un paese possa offrire, deve piegarsi all’incombere di una pandemia che non fa distinzioni tra ricchi e poveri.
La situazione diventa molto complicata per tutti. In un paese in grave crisi economica il quadro che si staglia all’orizzonte è veramente inquietante. Il calcio, il maggior contribuente dello Stato, ha bisogno di soldi.

Si susseguiranno giorni, mesi di trattative tra TV e Presidenti di Lega riguardo le quote da versare ai club e decurtazione degli stipendi dei calciatori.
Sarà un periodo controverso, e tutto ciò che ne consegue è il risultato di questa operazione frastagliata. Il Campionato di Serie A riparte, e lo fa il 20 giugno, dopo le semifinali e finale di coppa Italia del 13.
Riprendono così gli allenamenti e inizia ad attuarsi una vera e propria coesistenza tra Serie A e Covid. Questo genera un rapporto conflittuale ma che appare sempre più necessario. La giostra deve ripartire, insomma.
Il calendario è fitto, si gioca praticamente ogni 3 giorni e l’allenamento sembra soltanto un lontano miraggio. Ciò che ne consegue è che le partite appaiono prive di spettacolo, i calciatori sono stanchi, costretti a viaggiare ogni giorno senza sosta e i 90 minuti scivolano lentissimi.

La nuova stagione 2020/21 inizia più o meno con gli stessi presupposti, gli impegni sono sempre molto ravvicinati. Ad implementare la fatica si aggiungono anche le gare di Champions ed Europa League, che partono da settembre, causa Europei della prossima estate.
Per facilitare il tutto vengono accolte nuove proposte, la più importante è quella che riguarda le sostituzioni, già intrapresa nel campionato appena concluso. Saranno 5, e non più 3, per permettere un rodaggio della rosa più ampio, con tanti titolari che possono finalmente rifiatare un po’.
La soluzione sembra apportare dei benefici non da poco. Si scopre però sin da subito che il provvedimento va a giovare maggiormente le squadre più profonde. Questo alimenta un gioco al massacro che vede le big segnare caterve di gol e le squadre che lottano per non retrocedere soccombere malamente.

Non sta a noi dire se il mondo del pallone abbia vinto o meno la sua battaglia col Covid. Concretamente però resta un grande amaro in bocca. La situazione è stata affrontata confusamente e il prodotto che si è riuscito ad offrire agli appassionati non è stato all’altezza delle aspettative.

Luca Linardi

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