Ecco chi potrebbe salvare il Napoli

Non me la prendo con loro sotto l’aspetto tecnico, ma per quello mentale, abbiamo palesi difficoltà psicologiche, soprattutto quando siamo sotto di un goal...”Queste le parole di Mister Gattuso in una delle recenti interviste post-partita del Napoli.


Cosa si potrebbe fare allora? Come potrebbe agire una società professionale e seria?Beh, la risposta potrebbe essere contenuta in una figura non diffusissima in Italia, ma invece indispensabile in certe situazioni.

Parliamo dello Psicologo dello Sport.
Egli è una figura professionale che utilizza le sue conoscenze e competenze per ottimizzare le prestazioni ed il benessere degli atleti, sia a livello individuale che collettivo. Si interfaccia con lo staff tecnico, oltre a rivolgersi ai singoli atleti, se necessario. 


Cosa fa nello specifico e perché può essere così utile?In una società calcistica analizza le varie dinamiche inerenti la competizione a360 gradi.
Il suo lavoro punta quindi a migliorare la gestione dell’ansia, delle emozioni e dello stress prestazionale con l’obbiettivo di esaltare le capacità d’attenzione, di percezione e di concentrazione del singolo, di un reparto o talvolta dell’intero team.Si basa su tecniche individuali e di gruppo per incrementare le motivazioni, l’autostima e la self-efficacy. 

Foto : La Repubblica


Una delle debolezze del Napoli è sempre stata quella di avere un’abilità comunicativa non delle migliori, soprattutto da parte della società.
Lo psicologo sportivo interviene anche in questo. Infatti incrementa le abilità comunicative interpersonali all’interno del team e talvolta tra squadra e società. 

Favorisce anche l’inserimento dei nuovi arrivati, velocizzandone l’integrazione.
Si riunisce in diversi incontri dove si interfaccia con il Commissario Tecnico, che può esplicitare le eventuali difficoltà rilevate.


Chi si è avvalso di questa figura finora?Nel mondo del calcio gli allenatori italiani che hanno fortemente contribuito all’inserimento dello Psicologo dello Sport all’interno delle squadre, sono stati Arrigo Sacchi e Franco Scoglio. 
Sacchi in particolare se n’è avvalso nel ‘94, durante i mondiali. Chiese allo Psicologo quali fossero i calciatori ai quali poteva fornire più informazioni contemporaneamente senza che si confondessero e quali invece no, ottenendo notevoli risultati.
Curioso invece quanto fu dichiarato da FrancoScoglio: egli riteneva che il suo calcio fosse 47% tecnica, 30% condizione fisica, 23% psicologia. 

Ovviamente, a differenza di quanto si possa pensare, non ci si rivolge solo al professionismo di alto livello, ma, anzi, è molto più richiesto nei settori giovanili.


Purtroppo in Italia si nota abbastanza la differenza con altri paesi europei, dove ogni società professionistica ha uno o addirittura più psicologi.Il rapporto che si instaura tra lo psicologo dello sport e l’allenatore è un rapporto di fiducia, inoltre non c’è alcun tipo di sovrapposizione tra i ruoli che sono differenti e ben definiti.
Nel 2012 si è espresso anche Il presidente della società italiana di psicologia dello sport, il prof. Cei: “Per vincere la partita non basta allenare il fisico. E’ come avere in mano una Ferrari. Se il pilota non la sa guidare, anche una Fiat 500 la può superare. E il pilota del corpo è la psiche. Se una squadra, solo per fare un esempio, come quella rosanero segna solo 2 gol nelle gare in trasferta e ben 17 in casa, qualcosa non torna. E sicuramente non nell’allenamento fisico”. 


Parole che fanno riflettere sul fatto che in Italia certe realtà siano ancora un tabù, sicuramente da abbattere.Non ci resta che trarre spunto da altri contesti europei e augurarci che presto il Napoli, con qualche innesto necessario, possa migliorare anche con maggiori interventi da parte della società, ed ottenere una mentalità vincente.


Raffaele Accetta

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