Site icon Parola del tifoso di Giovanni Pisano

Gli occhi piangono senza aver mai visto

Gli occhi piangono senza aver mai visto

“Genny svegliati, è morto Maradona”.
Sono state esattamente queste le parole di mia madre per avvertirmi dell’accaduto che di lì a poco avrei realizzato con i miei occhi.
“Mà non scherzare e fammi dormire, cortesemente”
Così le ho risposto, credendo e sperando fosse un suo semplice scherzo.
“Gè sono seria, vieni a vedere”.
Il corridoio, che separa la stanza da letto dal mio salone, l’ho attraversato sudando freddo e sperando in una solita fake news trovata su internet. Non era così, tutto d’un tratto il programma “La vita in diretta” dava la seguente ultim’ora: “Diego Armando Maradona è morto”.
Il telefono iniziava ad essere di fuoco, tra chiamate per avere certezza e chiamate per sincerarsi delle mie condizioni, non faceva altro che vibrare. Avete presente le statue? Eccomi, ero io rimasto pietrificato davanti alla televisione dopo aver appreso la notizia.


Nel frattempo una lacrima inizia a chiedere permesso e farsi spazio, il dolore era troppo forte, la prima, la seconda e così via.
Non l’ho mai visto giocare, è vero, ma sono cresciuto bene e si sa, a Napoli, “crescere bene” sta per “crescere con Maradona”. Ricordo perfettamente quando nel 2005 i miei nonni decisero di regalarmi una cassetta de “La Gazzetta dello Sport” intitolata “I miti del calcio – Maradona”.
No, non ero il solito bambino a cui bastava vedere i cartoni animati per farmi stare tranquillo. La storia con me era diversa ed i miei lo sapevano. Ogni giorno il film era sempre lo stesso ed alla mia famiglia iniziò a venire qualche dubbio: “Ma questo da dov’è uscito?”
Me lo sarei chiesto anch’io, papà non ama il calcio e l’unico ‘malato’ di pallone era mio nonno Arnaldo, volato via troppo presto ma in tempo per festeggiare lo scudetto degli azzurri. Ammetto che ancora oggi continuano a chiederselo il perché di questa mia passione.
Dopo qualche settimana di quella videocassetta per iniziare a capire la grandezza di Diego. Me ne innamorai subito, del calcio prima e del giocatore poi. Quel ragazzo con la 10 sulle spalle stava entrando nella mia vita stabilendo punti di riferimento.
La mano de Dìos, gli scudetti con la squadra partenopea, il golazo contro l’Inghilterra che tutti si chiedono ancora “de que planeta viniste?” e l’Italia intera stesa al tappeto.


Iniziai a capire tutto.
Iniziai a capire perchè mio nonno continuava a ripetere: “Non aveva bisogno di allenamenti”.
Iniziai a capire perchè per molti napoletani prima e per tutti poi il Natale si festeggiava anche il 30 Ottobre, anno della nascita di D10S.
Iniziai a capire perchè la gente faceva la lotta, nel vero senso della parola, pur di acquistare un biglietto per vederlo. Già, era uno spettacolo mai visto, un film mai uscito, un’opera d’arte in movimento.
C’era anche una parte in cui lo mostrava fuori dal campo, nella sua vita privata, ma ricordo perfettamente che quando arrivavano quelle scene spegnevo tutto perchè m’interessava solo il campo.
Quando iniziai a diventare più grandicello quella stessa faccia d’angelo che amavo vedere nel Dvd la iniziai a vedere o sentire spesso per le vie della mia città. Già, perchè Diego è dappertutto, si può vedere ma anche sentire. É nei quartieri dove la gente fa la guerra per arrivare a fine mese, è nei vicoli dove al massimo ci passa un motorino, è nei rioni disegnato sui muri o sulle maglie di un nuovo scugnizzo che sta iniziando a sognare.
Si, gli scugnizzi. Diego era come me, come loro, come noi. “Il mio sogno è di venire a Napoli perchè la gente sente il calcio come lo sento io”.

Questo disse in ritiro con la primavera del Barcellona. Maradona, tutto d’un tratto, divenne di tutti riuscendo a collegare una nazione ed una città: Argentina e Napoli.
Il ragazzo di Buenos Aires si mise il mantello e divenne un supereroe. Si schierò dalla nostra parte, dimenticando i forti ed aiutando i deboli. Combattè contro tutti, squadre e città, perchè Napoli, la sua Napoli, doveva diventare grande. “Benvenuti in Italia” così ci accoglieva il nostro stivale per poi sedersi e godersi il più grande di tutti i tempi.
Tutto d’un tratto una delle città più povere del paese iniziò a sentirsi ricca ed i soldi non c’entravano nulla.
“Agnelli mi corteggiava come potrebbe fare un innamorato con una donna. Mi chiamava continuamente promettendo cifre pazzesche – svelò Maradona all’Espresso online – Mi disse che aveva offerto 100 miliardi a Ferlaino e di mettere io la cifra sul mio assegno. Gli risposi che non avrei mai potuto fare questo affronto ai napoletani perché io mi sentivo uno di loro, che non avrei mai potuto indossare in Italia altra maglia se non quella del Napoli”. Diego non poteva, non poteva farlo.
Per non dimenticare quando nel Gennaio dell’85 pagò la sua assicurazione e giocò in un campo disastroso di Acerra per un bambino malato perchè lui era questo e tanto altro.
Era genio e sregolatezza, magia e passione ma soprattutto amore e talento.
Poi la notizia che nessuno si sarebbe mai aspettato. La morte, le lacrime e le corse per andare a rendergli omaggio. Quartieri Spagnoli, Forcella, lo Stadio San Paolo e tanti altri luoghi della città napoletana sono stati presi d’assalto.
C’erano tutti. Neonati, bambini, adolescenti, adulti ed anziani cresciuti con le sue prodezze. C’era anche chi, appresa la notizia a lavoro, non ha fatto altro che abbandonare tutto ed andare a ringraziarlo.


Ma può mai morire uno come lui? Mi chiedo. Una divinità può mai morire?
La sua storia, e che storia, non verrà dimenticata da nessuno.
Dal 10 de las cebollitas nelle favelas argentine alla conquista del mondo. Fino ad arrivare nei vicoli della città partenopea, nella memoria degli anziani e nei rimpianti dei giovani.
Ecco, io sono tra quest’ultimi. Non l’ho mai visto giocare, eppure piango. Piango a dirotto perchè è come se fosse andato via uno di famiglia. É notte fonda ed il San Paolo continua a restare acceso in onore del Pibe de oro. Nel mentre io inserisco la cassetta regalata da mio nonno ed ammiro la classe infinita del calciatore più forte di tutti i tempi. Quello sopra tutti.
Il 10 per eccellenza.
Il Dio del calcio.
Perchè non è morto, lui non morirà mai.
Resterà nella nostra città per sempre.
Nei pensieri.
Nei ricordi.
Nella vita.
Para siempre, para toda la vida, Diego Armando Maradona.

Gennaro Del Vecchio

Foto: Everything Napoli

Leggi anche

1 – Il fitto calendario è un problema: le parole di Giampaolo

2 – Oggi la decisione del Giudice sportivo per la squalifica di Insigne

3 – Serie A, ecco l’arbitro di Lazio-Napoli

4 – Il Milan prova a rinforzare la rosa: ecco chi potrebbe arrivare in rossonero

5 – Bergonzi: “Una brutta parola può scappare durate un’azione, però Insigne…”

6 – La statistica: come Mourinho sta cambiando Kane e Son

7 – La FIGC non si costituisce sul caso di Torino: cosa succede adesso?

8 – QUALE SARÀ IL FUTURO DEL PAPU?

9 – BOXING DAY, LE PARTITE DI OGGI

10 – VIDEO – UNO SPECIALE PER D10S: DOVE E QUANDO VEDERLO

11 – NAPOLI – TRA CAMPIONATO E COPPE, NOVE PARTITE IN UN MESE?: IL POSSIBILE CALENDARIO

12 – ALMENDRA NON VENNE CEDUTO AL NAPOLI, BURDISSO SPIEGA IL PERCHÉ

13 – LA FAMIGLIA DE LAURENTIIS NON PUNTA SUL CALCIO FEMMINILE

14- ZIDANE: “HO TERMINATO L’ISOLAMENTO, DOMANI SARÒ IN PANCHINA!”

15 – PREMIER, IL TOTTENHAM VINCE E RAGGIUNGE IL 5′ POSTO

16 – Barcellona-PSG: pass network e top combinazioni, il grafico

17 – Maradona: la sua auto sarà battuta all’asta

18 – Man of the Match di Napoli-Juventus

19 – Top e flop di Napoli-Juventus: Meret salva il risultato, Rrahmani insuperabile

20 – “Sti Gran Calci…” di Gianmaria Roberti

21 – Il Caffè del Professore

22 – La nostra rubrica fantacalcio: tutti i consigli partita per partita

23 – Neymar ha deciso di divorziare dalla Nike, scopriamo i motivi della scelta del brasiliano

24 – INSTAGRAM PAROLA DEL TIFOSO

Exit mobile version