Gli ultras e le curve

Gli ultras e le curve

il calcio, tra i diversi sport, è di certo quello che gode di maggiore notorietà e seguito. Potremmo definirlo come lo sport per eccellenza, quello della gente . Principale argomento di conversazione in famiglia tra padre  e figlio, al bar tra gli amici, nei luoghi di lavoro tra colleghi.

Le pillole calcistiche si ergono sovrane nelle conversazioni, fonti spesso di dibattiti, confronti e discussioni. Proprio perché onnipresente nella loro vita, appartiene in un certo senso ai tifosi, che lo nutrono e lo fanno prosperare. Acquistando abbonamenti, stipulando contratti TV, scegliendo gadget, magliette, sciarpe, cappelli da esibire agli stadi o adornare casa, costituiscono i suoi principali finanziatori.

Le curve, senza dubbio, la maggiore espressione di fede verso questo sport. Sono sempre più imbevute di un forte senso di appartenenza, rappresentanza, comunità, unione. Caratteristiche queste accresciute, acutizzate sotto la guida di capi ultras, che organizzano schieramenti, tifo, cori, scenografie, tattiche di battaglia. E sono proprio queste  “modalità guerresche“ che spesso obbligano a prendere posizione in difesa o meno dei movimenti ultras. Ci sono quelli che vogliono lo stadio sicuro con abbonamenti anche più salati, pur di limitare l’ingresso agli ultras più facinorosi e quelli, invece, che vedono questi come gli ultimi baluardi e Interpreti di autenticità, vittime spesso innocenti di una immotivata presa di posizione contro di loro.

In effetti il movimento ultras nasce con obiettivi nobili e con un codice di leggi, seppur non scritte, estremamente chiare: sostenere, supportare le squadre, rimettendoci anche soldi e salute. Tuttavia le cose nel corso degli anni sono cambiate, ma perché cambiate sono le persone che popolano il movimento e quindi lo stadio. “Le curve sono la principale espressione, la più veritiera, della società e del mutamento antropologico che si è verificato nel corso degli anni. Valerio Marchi docet”.

La gente, in generale tutta la gente, è sempre più arrabbiata, crudele, violenta, priva sempre di ideali sani. Pasolini, già negli anni 70, quando il movimento ultras si stava affermando, parlava “di concentrarsi sui movimenti sottoproletari romani, sugli efferati reati in aumento nelle borgate, sulla crudeltà che dilagava diventando la regola e non l’eccezione”. Guardando oggi questi ultras è difficile non riconoscere in loro quegli elementi da attenzionare di cui parlava Pasolini.

Le condizioni sociali cambiate e il tempo hanno modificato in peggio il movimento, privandolo del suo codice, delle sue regole, della sua missione. E non mi riferisco alla violenza in sé e allo scontro, comunque aspetti del movimento, ma della corruzione dilagante, di legami sempre più fitti e stretti con le società, rappresentanti facili guadagni (bagarinaggio in primis), ma soprattutto delle infiltrazioni mafiose e criminali diventate norma e non eccezione.

Report, in una sua inchiesta, tempo addietro, ha dimostrato la collusione esistente tra società sportive calcistiche, ndrangheta e mafia. Per esattezza Report si riferiva nell’inchiesta ad una società in particolare, ma di questi casi simili il mondo del calcio ne sembra pieno. Tanti padroni delle curve che manipolano gli ultras per i propri interessi. Capi ultras manipolati e, a loro volta, manipolatori delle curve.

È disarmante l’ingenuità di tanti adolescenti che ripetono a pappagallo slogan e copiano comportamenti, illudendosi che essi siano l’espressione di un loro amore incondizionato e sincero nei confronti della propria squadra, quando, invece, non sono altro che strumenti nelle mani di persone il cui unico vero amore è verso quel solo dio in cui si riconoscono. Il dio denaro per alcuni, il Dio Narciso per altri. Allo stadio di un tifo pulito, disinteressato, incondizionato potremmo celebrarne le ceneri.

Tuttavia l’ingenuità di tanti di questi ragazzi fa ben sperare che le cose possano cambiare e migliorare, finché anche una sola piccola fiammella resta accesa, in un mondo incattivito e sempre più privo di scrupoli, dove l’egoismo e l’esibizionismo regnano sovrani, proliferano a gogo. Mantenere il controllo nelle curve per questo motivo è diventato sempre più complicato. Le schegge impazzite che rifiutano ogni tipo di controllo o limite e si spingono sempre oltre sono in enorme crescita.

Tanti gli ultras che vanno allo stadio con un forte senso di frustrazione, disagio, rabbia, violenza, difficilmente gestibili e dominati da uno spiccato senso di onnipotenza e di estremo individualismo. Bombe ad orologeria pronte ad esplodere. Il movimento risulta sempre più slegato, frammentato, monopolizzato da alcune teste calde, che amano attirare l’attenzione su di loro. Sentir parlare di se stessi è per loro fonte di potere, di autorità. Ecco perché colpevolizzare il solo movimento e auspicare una loro rimozione, un loro scioglimento, ritengo sia un passo eccessivo e forzato.

Da condannare e arginare sono tutti quegli elementi fuorvianti e disturbatori che impediscono al calcio di esprimere quei valori ben più alti e nobili che caratterizzano tutti gli sport. Il daspo resta la soluzione, l’unica soluzione perseguibile. Il vero problema è che oggi tutta questa rabbia è fine a se stessa, priva di contenuti, non produce quei ribelli e quei rivoluzionari che sognano un altro sistema, ma emarginati schiavi del sistema e in esso imprigionati. Convogliare tutta questa enorme energia nella giusta direzione cambierebbe decisamente le cose.

Francesca Tripaldelli https://instagram.com/occhioallapalla_?igshid=1sk36sx0zvj2s

Start typing and press Enter to search