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Il caffè del Professore

Il caffè del Professore


Il caffè del Professore – Brutti sporchi cattivi e vincenti. Sarebbe il titolo che oggi Ettore Scola darebbe al suo capolavoro , ora magistralmente diretto da un regista sorridente e pacato, il maestro di campo Luciano Spalletti, ed interpretato da un superbo Victor Osimhen nei panni dell’ indimenticabile Nino Manfredi.

Brutti.
Mediocre ieri la prestazione degli azzurri che solo a tratti hanno sviluppato gioco al cospetto di un Torino rognoso ed organizzatissimo, capace di giocare in 30 metri con le linee sempre strette e compatte nelle quali si sono spesso persi gli azzurri.

Vincenti.
Ci voleva una giocata vincente in una partita disordinata per noi, c’è stata e poteva venire solo dal giocatore più determinante del campionato, il nostro ghepardo Nigeriano.
Il mondo è suo.
Non è contenibile atleticamente, in progressione è devastante, un uragano in potenza e velocità. Praticamente immarcabile se non viene anticipato.
Se migliora anche nel primo controllo, l’ unico vero suo limite attuale, parliamo del prossimo pallone d’oro.

Lo abbiamo noi, ce lo godiamo tutto, lo cerchiamo sul campo, lui ci sente , ci vuole , si unisce alla nostra passione per un rapporto che ora va oltre una partita di calcio.
È una sensazione unica e bellissima.

Solo Osimhen poteva vincerla , lo ha fatto di giustezza , alla sua unica maniera, sovrastando gli avversari.

Aveva dato i primi segnali ad inizio partita con un fendente di poco al lato a coronamento di una delle poche azioni sviluppate in velocità dagli azzurri che poi sono naufragati , con il loro capitano , dopo l’ ennesimo errore dal dischetto.

La postura e l’ atteggiamento di Insigne prima della battuta, dal campo , non lasciavano presagire l’ esito sperato, quasi si era intuito che avrebbe cambiato angolo.
Lo ha fatto e su quell’ errore è praticamente finita la sua partita che in realtà non è mai cominciata.

È il suo più grande limite, quello caratteriale, su cui pesa sempre di più il dubbio sulla sua prossima scelta di vita legata al rinnovo dell’ ormai maledetto contratto, dove non ci sono certezze ma solo chiacchiere che fanno tanto male e dove, al momento, non ci sono né vincitori né vinti.

Cattivi.
Ieri bisognava vincere, dovevamo essere cattivi, lo siamo stati senza infamia ma con tanta lode perché la partita è stata difficile con un centrocampo poco propositivo , tenuto in piedi dai muscoli di un esausto Anguissa, da un alterno Fabian e da un irriconoscibile Zielinski.
Opachi anche i trequartisti spesso raddoppiati o triplicati perché non supportati dagli esterni bassi , senza mai creare catene di sovrapposizioni, insomma una giornata grigia che solo Victor poteva far diventare azzurra.

Ed è per questo che la vittoria di ieri vale doppio perché soffertissima, contro un Toro che rispecchia fedelmente il carattere e la tempra del suo ottimo allenatore.

Ieri il Maradona dava il colpo d’ occhio del solito caro vecchio San Paolo, ma solo a tratti ha fatto sentire la sua voce e questo è quello che manca, il supporto incessante del tifo delle curve, a lunghi tratti chiuse in un avvilente silenzio.

Va risolta questa diatriba, senza tutto il suo popolo , la squadra ne perde in spinta e in carattere , e pensare che un tempo si usciva dallo stadio senza voce.
C’è tempo per rimediare e risolvere, basta volerlo.

Vincenti.
Godiamoci una classifica che in testa comincia ad allungarsi dietro la spinta del ciclone africano, siamo primi e solo il Diavolo ci tiene testa, poi c’è il vuoto, ma non sappiamo ancora se siamo i più forti , ne abbiamo la sensazione ma non basta perché la certezza ci sarà solo quando supereremo il primo momento difficile della stagione, quando sembrerà che tutto va storto e tutto può finire, quello sarà il nostro vero esame, se sapremo rialzarci , capiremo che siamo diventati grandi.

Fino ad allora continuiamo a lavorare e sognare, in fondo c’è lo meritiamo ed è per questo che al momento siamo ” solo” vincenti.


Salvatore Sabella

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