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Il caffè del professore di Salvatore Sabella

Il caffè del professore di Salvatore Sabella

Il caffè del professore di Salvatore Sabella

Il caffè del professore di Salvatore Sabella – Ormai ci siamo, e ‘ quasi vigilia di campionato , tutti sono pronti alla lunghissima sfida sia a livello nazionale che europeo.

La Juventus è d’obbligo che parta con i favori del pronostico e poi c’è il resto , tutto indecifrabile e indefinibile fra strategie di consolidamento, di rinnovamento, di contenimento. Insomma tanti termini per non dire nulla di nuovo, nulla di vero, sono solo fantasie di circostanza con un’ unica certezza: l’ immobilismo mortificante del calcio Napoli.

Non si è mossa una foglia ne spostata una virgola , il tempo sembra essersi fermato in una bolla di ipocrisia.

Tiene banco solo il presunto problema legato al rinnovo di contratto del capitano Insigne, coperto da una miriade di supposizioni in un nascondino tra il procuratore che arriva e il presidente che va via , che non presagisce niente di nuovo e niente di buono se non la solita solfa legata all’ arroganza del capo, ormai trinceratosi dietro un estremo tentativo di ridimensionamento dei costi, e quindi degli ingaggi, senza capire che il vero problema è dall’ altra sezione del bilancio di esercizio e cioè la mancata crescita dei ricavi ovvero del fatturato.

E’ questo il vero e unico problema, ed è solo colpa del Presidente.

Se si vuole crescere in fatturato bisogna investirci prima: l’ operazione Messi , stratosferica per costi di ingaggio e ‘ estremamente fruttifera per merchandising. La nuova maglia del Paris Saint Germain col 30 della pulce ( il cambio del numero altra genialata perché ha portato novità) nel primo giorno è stata venduta per oltre ottocentomila unità con un ricavo superiore ai 100 milioni di euro. E questo è il primo giorno, praticamente Messi si pagherà da solo e farà crescere esponenzialmente tutto il valore della produzione del furbo e geniale emiro.

L’ attesa non è figlia dell’ attività di impresa, senza ” animal spirit” Keynesiano, ovvero la spinta imprevedibile ad investire e fare impresa, non c’è presente e non ci sarà futuro.

Perdere il capitano non significa solo rinunciare ad un calciatore importante, ma toglie ad un intero popolo la sua identità:
nel colore azzurro non c’è più un ‘ anima, fra noi e la nostra squadra , a causa dei comportamenti e degli atteggiamenti del Presidente, c’è il deserto.

Il calcio non è solo business, è anche passione, è identità, è orgoglio, è divertimento, è gioia ed anche dolore, è vita per chi lo ama come noi.

Tutto questo ci è stato tolto da un signore che bada solo ai numeri , alla confusione che questi generano per i tanti che non li sanno leggere, ai tanti che non sanno , e non sono obbligati a saperlo, che c’è una grossa differenza tra la perdita di esercizio e il deficit patrimoniale, tra l’ammortamento e le minusvalenze, dell’ idea, errata, che per continuare a campare si stia utilizzando il tesoretto cash accumulato negli anni di gestione giustamente oculata.

Siamo stanchi di tutto questo , ne capiamo e tanto di indici di bilancio , di utile di esercizio capitalizzato a riserva e via dicendo, ma noi vogliamo parlare solo di campo, del pallone che rotola, vogliamo solo questo e soprattutto vogliamo la verità, semplice e soprattutto unica.

Dobbiamo sentirci , e giustamente, preoccupati se dovessimo perdere il capitano, che è un regista di fascia , ci sentiamo umiliati nel leggere invece che non occorre sostituirlo perché in organico ci sono già le alternative giuste.
Questo è una offesa alla nostra passione e alla nostra intelligenza, soprattutto poi quando queste farneticazioni sono state dette e scritte da illustri addetti ai lavori.
Non ci permettiamo di mettere assolutament in dubbio l’ onestà intellettuale ma non possiamo accettare quella che è una vile menzogna.

Se questi sono gli scenari , le avvisaglie su un’ annata difficilissima ci sono tutte, se poi Insigne comincia la stagione senza il rinnovo, la situazione diventerà presto ingestibile.

La forza di una squadra sta nel gruppo dentro e fuori dal campo, dalla simbiosi che nasce con il suo popolo e con i suoi tifosi, dalla guida protettiva e organizzativa della dirigenza, a noi manca praticamente tutto perché quel guado fra noi e la squadra e fra i calciatori e il loro datore di lavoro è ormai invalicabile.

E pensare che solo tre anni fa eravamo al culmine di uno spettacolo, irripetibile, che solo la malafede ci ha negato e che , in maniera artata e assurda , poi non si è voluto più riproporre.
“Chi è causa del suo mal pianga se’ stesso “.

Noi però lo condanniamo e lo condanneremo sempre, purtroppo è la passione che ci fotte.


Salvatore Sabella

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