Site icon Parola del tifoso di Giovanni Pisano

Il Caffè del Professore di Salvatore Sabella


“Semel in anno licet insanire” , una volta l’anno è lecito impazzire.
Non c’è più storia da raccontare, il campionato è vinto e non è mai stato in discussione.
Liberatosi della pressione e della dolce illusione della champions , il Napoli è tornato a fare quello che gli riesce meglio, giocare per vincere .

Il primo tempo è stato di studio, c’erano ancora le scorie , fisiche e soprattutto mentali, della disfatta europea dove non basta essere il più forte per vincere, occorrono tanti altri piccoli particolari che fanno la differenza, e bisogna trovarli nell’ arco di soli 180 minuti.

Ci vuole malizia , esperienza ed un sano ma necessario pizzico di fortuna, noi non siamo riusciti a metterci ne’ a trovare nulla e , merito al Milan, siamo stati giustamente eliminati.

Il campionato invece è una lunga corsa a tappe dove vince sempre il migliore, o quasi, non c’è spazio per l’ episodio negativo e la sfortuna non esiste perché hai sempre il tempo e il modo di rimediare ed alla lunga prevale sempre il migliore.
E gli azzurri sono i migliori .

La partita si è vinta nel momento in cui Allegri ha archiviato il suo non gioco schierando Chiesa e Di Maria, mossa che gli ha fatto perdere quella densità a centrocampo che aveva imbrigliato la manovra azzurra , ha dato ampiezza alla sua squadra commettendo il grave errore di dare superiorità numerica alla mediana azzurra che ha ritrovato subito il miglior Lobotka, un po’ imballato nel primo tempo, e il subentrato Elmas che finalmente ha dato spessore al gioco , partendo dalla corsia di destra, inizialmente solo calpestata e maldestramente dal solito inconcludente Lozano e , finalmente, dalle carezze di Zielinski che con le due ultime giocate, la prima a liberare Osimhen verso la porta , la seconda a favorire l’ assist vincente di Elmas, ci ha ricordato di essere un grande calciatore dagli immensi mezzi tecnici ma da una incontrollabile apatia caratteriale.

È poi c’è sempre lui, il fenomenale Osimhen, ancora a corto di condizione, ma capace di trascinarsi dietro tutta la difesa avversaria , di essere sempre pericoloso , di battersi su ogni pallone in un crescendo atletico che presto lo renderà di nuovo devastante.

Splendida anche la conclusione vincente di Raspadori, capace di capitalizzare con freddezza e precisione un pallone difficile su un campo scivoloso .

Il Napoli ha chiuso da padrone, servo di nessuno, concedendo pochissimo agli avversari e capace di superare anche le solite avversità arbitrali, davvero sconcertante la mancata espulsione di Gatti su un non brillantissimo Kvaratskhelia , autore comunque di una gara generosa, sempre costretto a subire il raddoppio di marcatura senza mai trovare un supporto sulla sua fascia di competenza.

Il Napoli non è più brillante come fino all’ ultima sosta ma sa soffrire , sa aspettare, è consapevole che arriverà alla vittoria.

La vittoria più bella perché decisiva, su un campo che troppe volte ci ha regalato un destino amaro, che ha ridato peso alla capolista che ha piazzato ieri lo scatto decisivo.

Finalmente ci siamo, questo titolo è dal sapore antico di un calcio che ancora è legato al senno e alla competenza, valori oggi azzerati da un ( presunto) business che oscura la mente, ha un prezzo che lo rende significativo per il valore che rappresenta e non è assolutamente una rivalsa.
È il coraggio del nuovo che avanza nel rispetto della storia e delle regole del campo e della finanza che invece, altrove, sta seminando solo distruzione e ricostruire da quelle macerie sarà difficile.

Che non sia, questo trionfo, una meteora perché ora è il momento di restare nell’ olimpo dei grandi come squadra, che può aprire un ciclo, e come società che deve continuare a programmare per crescere perché il vero banco di prova sarà il saper gestire la vittoria che non deve essere il punto di arrivo ma di partenza, le potenzialità di Napoli sono enormi e non sarà un solo scudetto a saziare la nostra fame.

Foto: Instagram Napoli


Salvatore Sabella

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