Il caffè del Professore di Salvatore Sabella

Il caffè del Professore di Salvatore Sabella

Il caffè del Professore di Salvatore Sabella – E’ finita la sbornia europea della splendida nazionale, unica nel regalare le stesse gioie a tutti e senza divisioni, finalmente ci voleva.

Ci rituffiamo ora solo nelle nostre emozioni, fatte di un oceano grigio che al momento non ci dice e non ci porta nulla.
È partito il ritiro, ovviamente in sordina, poco da raccontare, pochissimo da far vedere.
Il timone è saldo nelle mani del tecnico che, piano piano, sta prendendo posizione, non sul campo dove non avevamo dubbi, ma dietro la scrivania al cospetto della dirigenza societaria (si fa per dire) , ribadendo, e più volte, della indispensabilita’ degli uomini su cui costruire le sue e le nostre fortune: Koulibaly e Insigne.

Il tecnico si è espresso ed ha fatto benissimo, ha ribadito che serve tenere i migliori. Finalmente sentiamo parole vere.

Sulla forte personalità di Spalletti non c’erano dubbi e questo ci fa sempre più credere che il rapporto col Presidente non sarà semplice e legato al sottile filo del risultato, unico vero collante per una pacifica convivenza.

Abbiamo apprezzato, e molto, il dire del tecnico che non si è nascosto dietro un dito, si è esposto , ci ha messo la lingua e la faccia, quello che non ha ancora fatto il prode don Aurelio, soprattutto nei confronti del rinnovo del capitano.

Come da suo carattere, meglio dire “stile”, ha lasciato la palla al giocatore dicendogli che qui è la sua casa ma se preferisce girare l’ Europa…. , di essere una bandiera della città, e tante altre piccole espressioni tipiche del suo lessico tagliente, talvolta provocatorio, spesso scurrile.

È il personaggio De Laurentiis, prendere o lasciare, che non da spazio a niente e a nessuno, costi quello che costi, e spesso il prezzo, per noi, è salatissimo.

Sono le prime schermaglie di una disputa che noi abbiamo gia’ visto, a volte apprezzato ma spesso criticato , che al momento non portano a nulla di concreto.
Continua questa partita di attesa, rimasta tale anche una volta terminati gli europei, che, a nostro modesto avviso, è solo un vantaggio per il giocatore che più si avvicina al nuovo anno , più ha voci in capitolo sul rinnovo avendo libertà di scelta su dove andare da svincolato.

Ci risparmino le tipiche sviolinate sui giocatori che diventano vessilli di un popolo, conta il denaro, per tutti, soprattutto quando in gioco ce n’è tanto.
Insigne è un grandissimo calciatore di talento, non un fuoriclasse soprattutto per limiti strutturali e caratteriali, sul campo si è conquistato la nostra fascia, è maturato come uomo, merita tutta la nostra considerazione e il nostro affetto.

La posizione di chi scrive è quella di trovare, tra calciatore e presidente, una soluzione conciliativa che cambi tutto a 360 gradi : ovvero non cambi nulla.
Rinnovare cioè il nuovo contratto alle stesse condizioni economiche dell’ attuale.

L’importo percepito dal nostro Lorenzo lo riteniamo congruo e commisurato al suo valore, eviti di chiedere un aumento perché il momento è difficile e non dimentichiamo che Insigne e i suoi compagni sul campo hanno fallito la qualificazione champions e quindi c’è un prezzo da pagare anche per rispetto nei nostri confronti che siamo, e non dimentichiamolo mai, gli unici che in queste “battaglie” non ci guadagnano mai in materia ma solo in passione, orgoglio e senso di appartenenza.

Lo stesso faccia la società che consideri il mancato aumento quel necessario ridimensionamento che i tempi impongono senza dimenticare che, se il fatturato strutturale non cresce , non è colpa solo della pandemia , ma soprattutto di politiche di gestione troppo arcaiche e limitate.

Sia, insomma, questo rinnovo l’inizio di una profonda riflessione di chi il calcio lo gioca e di chi lo amministra.
Se vogliamo crescere occorre che ognuno si assuma le proprie responsabilità e si svolti realmente verso un rinnovamento societario che i nuovi tempi impongono.

Riprendiamo così a correre, non solo sul prato, ma soprattutto a livello tecnico e manageriale.

Si vadano a riempire quelle caselle mancanti nella dirigenza e nella squadra di base che, ripetiamo, senza uscite roboanti, con un grande esterno basso sinistro ed un importante metodista, ha la possibilità di lottare per i vertici!

Ci vuole il coraggio e la forza per il cambiamento, cosa che invece non avviene, le dichiarazioni del capo del vapore sono sempre le stesse come le sue scelte di occuparsi in prima persona di tutto e tutti, eloquenti le sue dichiarazioni sulla produzione delle casacche, delle quali si è occupato anche del vettore!

Fra le righe, ADL si fida solo di se stesso.

Una società dovrebbe essere costituita da professionisti, ognuno con le proprie competenze e responsabilità, il nostro modello di gestione gerarchico militare, creato da Henri Fayol agli albori del secolo scorso, dovrebbe essere lasciato alla notte dei tempi.
Il Fayolismo, tanto caro al nostro Presidente, non è più in linea con l’evoluzione dei concetti, urge un cambiamento anzitutto di mentalità, che lo porti il nuovo tecnico ben venga, ma che ci sia, solo così potrà nascere un nuovo progetto brillante e figlio di una grande società.

Per il momento possiamo solo attendere la prossima mossa che, speriamo sia vincente perché, fallire anche la terza stagione di fila, e se non ci saranno investimenti adeguati ce ne sono tutti i presupposti, forse la quarta sarà difficilissimo iniziarla.
Noi lo sappiamo, la palla ora a chi di dovere.

Salvatore Sabella

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