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James Rodriguez: quando il calcio diventa magia

James Rodriguez nasce a Cucutà il 12 Luglio del 1991, è nipote di Jose Suarez Rodriguez detto anche “aquila di fuoco”, non a caso il calciatore quando esulta allarga le braccia proprio come fa un aquila in volo.
La sua prima esperienza europea riesce ad ottenerla nel 2010 grazie alla fiducia riposta in lui dai portoghesi del Porto. In seguito poi al fantastico mondiale giocato nel 2014, riceve la chiamata del Real Madrid, che lo preleva dal Monaco per ben 80 milioni, arrivando a scegliere addirittura la maglia numero 10.

Fortemente voluto da Carlo Ancelotti, nel 2017 si trasferisce al Bayern Monaco, sfortuna vuole che il tecnico di Reggiolo venga allontanato dalla panchina poco tempo dopo. Lo scorso anno, non riscattato dai bavaresi fa ritorno ai blancos non rientrando però nelle gerarchie di Zinedine Zidane. Nel settembre di quest’anno viene ceduto all’Everton, indovinate un po’, allenato proprio da Ancelotti, il quale, nonostante i pochissimi allenamenti sulle gambe lo fa immediatamente esordire in Premier League.


James è il prototipo che meglio rispecchia il numero 10 moderno. Il fantasista non necessariamente veloce atleticamente, ma estremamente rapido di pensiero, con un’innata visione di gioco e delle doti tecniche che solo madre natura può donarti.
Con una facilità disarmante il colombiano fa scomparire la palla da sotto gli occhi dei suoi avversari, non necessita di finte, si “accontenta” di un semplice movimento di bacino, qualcosa che all’apparenza potrebbe sembrare estremamente semplice. Negli spazi stretti riesce a controllarla tenendola sempre nelle proprie vicinanze, quasi come un cane al guinzaglio col proprio padrone.
James è arrivato in Premier da poco più di un mese e già detta legge. Nelle prime tre giornate ha già messo a referto ben 3 gol e 1 assist. Il suo acquisto ha un valore anche extracalcistico per il team, basti pensare che oltre ad essere annunciato in città, lo è stato anche a New York, Miami e Bogotà, il tutto coadiuvato anche dal fatto che il colombiano è l’ottavo sportivo più seguito sui social. Un dato circolato, che tende a valorizzare ancor di più l’estrema capacità tecnica del calciatore, spiega come nonostante il campionato inglese si sia sempre contraddistinto per essere una competizione estremamente fisica e di ritmo, il sudamericano abbia dominato la partita contro il West Bromwich effettuando “zero sprint”. Statistica alquanto inquietante, ma che fa riflettere su un giocatore che verrà sicuramente consegnato ai posteri.
In occasione dei quarti contro il Brasile al mondiale 2014, Valentino Tola scriveva di lui: “Il linguaggio del corpo di James è quello del giocatore di classe vecchio stampo, o meglio, del giocatore di classe di sempre. Non sappiamo in che posizione giocasse, ma sappiamo che giocava meglio di tutti gli altri. Non sappiamo se fosse falso esterno, regista, mezz’ala, seconda punta o altro, ma sappiamo che si andava a prendere il pallone dove riteneva opportuno, e una volta in suo possesso, il gioco scorreva e acquisiva un senso”.
Ovviamente, anche a causa degli svariati infortuni in cui è incappato nel corso degli ultimi anni, il colombiano non possiede più quella brillantezza con la quale mascherava i limiti atletici, ma continua ad avere una rapidità di pensiero probabilmente una o due spanne al di sopra degli altri. Ciò che però più conta è il suo rapporto con il pallone che continua ad essere speciale, il contatto che mantiene con esso, un vero e proprio rapporto d’amore.
Dopotutto, sembra quasi banale sottolinearlo, ma quando James David Rodriguez Rubio è in campo, il gioco del calcio sembra estremamente più semplice.

Ugo Casadio

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