Pantofola d’oro, la storia nascosta delle magiche scarpette da calcio

Pantofola d’oro, la storia nascosta delle magiche scarpette da calcio

Comodità ed estetica: due parole chiave necessarie per introdurre la protagonista del nostro editoriale. Parliamo della pantofola d’oro, una scarpetta che, negli anni, era stata quasi completamente dimenticata; recentemente, però, la si è vista indossare da più giocatori e, ciò che ha stupito, è la capacità di creare un mix tra innovazione e tradizione.

Il mondo del calcio ed il suo relativo sviluppo hanno dato sempre più importanza, secolo dopo secolo, al mondo della visibilità, dell’etica e del business che vi gira attorno. I kit delle squadre, in poche parole, necessitavano di uno studio lungo e dettagliato per essere progettati, probabilmente tanto più meticoloso di uno schema tattico. Il motivo? Il ricavo che si poteva trarre da essi. Magliette, pantaloncini, calzerotti ed in questo caso scarpette, richiedevano a sponsor e club molto tempo e dedizione.

Il modo in cui i calciatori scendevano in campo e si relazionavano con le telecamere divenne sempre più importante. Di brand se ne sono susseguiti un’infinità e lo fanno tutt’ora; ci sono quelli secolari come Nike ed Adidas, altri che non hanno mai lasciato il campo come Umbro e Lotto e, infine, gli incredibili ritorni, come nel caso della pantofola d’oro.

La sua storia va ricercata anni indietro, più precisamente alla definizione del nome. John Charles, attaccante della Juventus, lodò tali scarpette per la loro comodità, assimilandole alle pantofole di casa sua. In quell’annata fu capocannoniere dei bianconeri, chissà se proprio grazie a ciò. Gran parte del merito, però, va riconosciuto ad Emidio Lazzarini; egli era un abile giocatore di biliardo, figlio di calzolai e, quando decise di terminare la propria carriera, crebbe che ad alimentare la sua fama potessero essere proprio le sue capacità innovative nel campo della manifattura.

Sostituì la classica pelle di vitello con quella di vitellino per la realizzazione delle scarpette, ritenendo che quest’ultima fosse più adatta da indossare, sia in termini di comodità che di prestazioni. La scelta fu ampiamente premiata, considerando che da quel momento in poi furono aperte numerose fabbriche in giro per la nazione, assimilando quella creazione alla qualità del Made in Italy.

In Serie A, momentaneamente, le indossa unicamente Antonio Barak: un protagonista assoluto di questa stagione. Chissà se potremo vederle al piede di qualche altro giocatore. E voi cosa ne pensate? Preferite le “classiche calzature” dei brand più rinomati, o preferireste sperimentare la pantofola d’oro?

Renato Oliviero

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