Spalletti: “Voglio vincere Europeo e Mondiale, nel ranking del Napoli c’è anche la mia mano”

Fonte foto: Instagram Azzurri

Il Ct dell’Italia, Luciano Spalletti, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni della Gazzetta dello Sport. Ecco le sue parole:

“Io ho bisogno di far venire fuori una Nazionale forte, non mi accontento di nulla. Voglio vincere l’Europeo e poi voglio vincere il Mondiale. Poi possiamo uscire anche subito, ma i discorsi che faccio alla squadra sono quelli che si aspettano tutti gli italiani: noi si va in Germania per vincere, non per partecipare. Lo richiede la nostra storia. Alla squadra vanno date certezze e motivazioni, non scuse e alibi. Non ci manca niente per competere con i migliori”.

Chiesa, Zaniolo, Scamacca, Raspadori, Locatelli, Bonaventura sembrano in difficoltà. Preoccupato del calo di rendimento nei club? 

“Le difficoltà le osservo, ma in Nazionale alcuni cambiano compiti e rendimento. In ogni caso io devo essere pronto a sterzare e a trovare soluzioni alternative: voglio provare il 3-4-2-1 per tentare di mettere più a proprio agio alcuni calciatori. Mantenendo una propensione offensiva, senza tornare sempre a 5 dietro in fase di non possesso, creando equilibri che ci consentano di fare sempre la partita a viso aperto”. 

Però ci sono anche molti giovani che si stanno candidando per far parte del gruppo…. 

“Buongiorno è fortissimo, Bellanova una forza della natura, Calafiori è pronto, Fabbian una sorpresa, Gaetano ora gioca, Folorunsho una belva e poi Cambiaso, Baldanzi, Lucca, Carnesecchi, Di Gregorio, Provedel… Nella rosa ci possono essere petali nuovi. La lista è di 23 ma ne porterò in preconvocazione 4 o 6 di più”. 

Quanto le è dispiaciuto veder soffrire i tifosi del Napoli quest’anno? 

“Le racconto un episodio che racchiude tutto. Sono andato a vedere Milan-Napoli, ero al bar nella zona Lounge: un bambino tifoso del Napoli a 7-8 metri ha cominciato a fissarmi. Quando il papà gli ha dato il permesso è corso da me e si è attaccato alle gambe: piangeva. L’ho preso in braccio e ancora singhiozzava. Avrei voluto chiedere al papà il numero di telefono. Se sta leggendo o qualcuno lo conosce, vorrei tanto riparlare con quel bambino che mi ha stretto il cuore”. 

Gli attacchi a me di De Laurentiis? Ce ne sono quattro o cinque di Aurelio: quale ha parlato stavolta?

De Laurentiis ha recentemente detto che lei gli ha fatto perdere 100 milioni, che non avrebbe dovuto lasciarla andare, che forse aveva già un accordo con la Figc…  “Quale dei De Laurentiis ha parlato? Ce ne sono 4-5 in giro e non mi riferisco ai figli… C’è quello grato, quello malinconico, quello rancoroso, quello retroscenista. Gli auguro di centrare il Mondiale per club che garantisce enormi introiti, nel ranking del Napoli c’è anche la mia mano”. 

La sorpresa del campionato? 

“Nel Bologna rivedo molte cose del mio Napoli, gioca un calcio europeo. Sovraccarico intorno alla palla e scambio continuo di posizioni mantenendo un equilibrio di squadra. L’Atalanta non è più una sorpresa: ha completato il suo percorso, è una squadra matura, solida. E poi ha Koopmeiners”. 

“Abbiamo guadagnato la qualificazione, meritandola. Siamo stati coerenti nelle scelte e nel giocare un calcio propositivo, senza mai abbandonarlo. Ma dobbiamo essere più bravi a mantenerlo per tutta la durata delle gare: non ci siamo ancora riusciti. Ci sono state tante diverse difficoltà e superarle tutte con disinvoltura non era facile. Alcune in campo, dove abbiamo affrontato squadre forti come Inghilterra e Ucraina. Alcune fuori dal campo: in tre raduni per due volte sono venuti a prenderci giocatori dentro il ritiro.”

Lei parla spesso di lavoro, valori, applicazione, professionalità, rispetto dei ruoli propri e altrui.

“Perché si parte da lì. Quella è la base su cui poi si deve aggiungere il talento. Maglia, valori, orgoglio, responsabilità, non sono parole che uso a caso, anche se qualcuno deve averlo pensato… Alcuni giocatori devono aver creduto che Spalletti abbaia e poi non ha i dentini, invece si sbagliano e ora ci sono delle cose che vanno messe in chiaro. Da qui in avanti le Playstation le lasciano a casa e non le portano più. Glielo invento io un giochino a cui pensare per distrarsi la notte. Vengono da me e gli do i compiti da fare la sera se non sono bastati quelli di giorno. Perché in Nazionale si sta sul pezzo, concentrati, non si cazzeggia. Ripeto lo slogan degli All Blacks, “Niente teste di ca… qui”.

Oltre alla Playstation i giocatori devono lasciare altro a casa? I cellulari nello spogliatoio sono ammessi?
“I cellulari devo sopportarli, ma non possono essere tenuti sul lettino dei massaggi e durante le cure. Ho parlato di videogiochi perché ci sono state cose che NON mi sono piaciute e il “non” la prego di scriverlo in maiuscolo. Voglio far rivivere i raduni e i ritiri di un tempo: vecchie abitudini e atmosfere. Cose semplici e sane. E Buffon in questo mi aiuterà. Se la modernità è giocare alla Playstation fino alle 4 di mattina quando c’è la partita il giorno dopo, allora questa modernità non va bene. Viviamo in un mondo che poco incentiva il duro lavoro, il sudarsi le cose: i ragazzi di oggi preferiscono mettere una foto su Instagram con il capello fatto piuttosto che abbassare la testa e pedalare. Questi non sono i valori che la mia Italia deve trasmettere. Si viene in Nazionale con gli occhi che ridono e con il cuore che batte e ci si sta come un branco di lupi che vanno in fila indiana per spingere il compagno davanti e non lasciare nessuno indietro. Gli italiani chiedono una Nazionale cazzuta e responsabile, solida e spavalda. Si viene in Nazionale per vincere l’Europeo non per vincere a Call of Duty.”

Giovanni Sica 

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